POLITICHE D’INSERIMENTO
A questo punto è legittimo chiedersi perché
gli immigrati siano attratti dall’Italia, cioè un Paese che ha gravi problemi
di disoccupazione.
Per
esempio alla fine degli anni ’80 alcuni ritenevano che in Italia non c’era
disoccupazione, tanto è vero che venivano gli immigrati a prendere i lavori
lasciati dagli italiani; vale a dire che l’immigrazione venne presa a
dimostrazione del carattere volontario della disoccupazione italiana. Quello
che si sente spesso dire in giro è che se i giovani avessero effettivamente
voglia di lavorare il lavoro lo
troverebbero, così come lo trovano gli immigrati .
A
metà degli anni ’80 si diceva che gli immigrati venivano perché l’Italia era
diventata il quinto Paese industrializzato del mondo e così come prima andavano
in Germania, in Francia, negli Stati Uniti, etc. ora vengono in Italia.
Basterebbe però vedere, che andavano
anche in Grecia, in Portogallo, in Spagna, Paesi che pure hanno qualche problema.
La
risposta, paradossalmente, potrebbe essere: “gli immigrati vengono perché
vengono”.
E’
ingenuo ricondurre a poche variabili del mercato del lavoro un fenomeno che è
di portata mondiale e che riflette delle contraddizioni che avvengono a livello
mondiale.
I
motivi sono estremamente vari e complessi, anche se si possono individuare
alcune motivazioni valide per tutti.
Si
può dire per molti versi che l’immigrazione in Italia così come in molti Paesi
sviluppati, avviene per effetto della pesantissima pressione all’uscita che si
verifica nei Paesi del Terzo Mondo. Gli studiosi dell’emigrazione
analizzano questo fenomeno chiedendosi
se l’emigrazione è dovuta ad un effetto di spinta “push effect” o ad un
effetto richiamo “pull effect” contrapponendo questi due motivi.
Mentre
questo schema interpretativo poteva essere utile in passato, ora noi possiamo
dire per certo che c’è a livello internazionale una spinta profondissima a
emigrare dai Paesi del Terzo Mondo e gli emigranti vanno dove possono e
soprattutto dove possono entrare, sia pure attraverso canali molto complessi.
Se
si considera la situazione italiana è difficile trovare una spiegazione univoca
sul perché della gente venga in Italia.
La
prossimità geografica certamente aiuta a capire l’emigrazione dal Marocco e
dalla Tunisia, ma non quella dalle Filippine; mentre -ad esempio- l’omogeneità
religiosa e la vicinanza culturale certamente spiega l’immigrazione filippina,
ma per converso non spiega in alcun modo l’immigrazione senegalese. Quindi per
tentare di capire chi arriva in Italia e perché, dobbiamo contemporaneamente
avere un quadro di ciò che succede a livello internazionale (soprattutto nel
Terzo Mondo) e di ciò che succede dal punto di vista istituzionale, non solo in Italia ma anche negli altri Paesi
europei.
Il
tragico paradosso sulle migrazioni internazionali in questa fase è che esse si
realizzano in un momento in cui al contempo si registra un aggravamento senza
precedenti dell’effetto di spinta dai Paesi del Terzo Mondo e contemporaneamente
un orientamento sempre più deciso alla chiusura delle frontiere nei Paesi
sviluppati.