L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA
Attualmente, quindi, possiamo operare una
distinzione tra:
IMMIGRAZIONE REGOLARE , IRREGOLARE e CLANDESTINA.
Sono considerati immigrati regolari tutti i
cittadini stranieri il cui ingresso e la cui permanenza nel territorio dello
Stato avvengono nel rispetto delle condizioni di legge, ovvero rispettivamente :
-
in possesso di passaporto valido o documento equipollente, salvo i casi
di esenzione .
- muniti di permesso di soggiorno o di carta di soggiorno, rilasciati a
norma di legge o in possesso di permesso o titolo equipollente rilasciato dalla
competente autorità di uno Stato appartenente all’UE, nei limiti ed alle
condizioni previste da specifici accordi .
Lo straniero regolarmente soggiornante nel
territorio dello Stato gode dei diritti in materia civile attribuiti al
cittadino italiano, salvo che le Convenzioni Internazionali in vigore per
l’Italia ed il Testo Unico non dispongano diversamente.
Egli, inoltre, può partecipare alla vita pubblica e
gli è riconosciuta parità di trattamento con il cittadino relativamente alla
tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, nei rapporti
con la Pubblica Amministrazione e nell’ accesso ai Pubblici Servizi.
Considerando l’attuale situazioni in Italia possiamo
affermare che:
- l’immigrazione ha raggiunto in Italia un notevole stadio d’insediamento,
desumibile dall’alto tasso di stabilizzazione di alcune comunità e dall’elevata
presenza di permessi di soggiorno per motivi di famiglia e di lavoro, oltre che
dal numero crescente di minori;
- l’area di emigrazione verso l’Italia è molto vasta ed è costituita da
Paesi appartenenti a tutti i continenti: tuttavia le comunità più ampie
provengono dai paesi limitrofi del Nord- Africa e dell’ Europa dell’Est e da
alcuni paesi dell’area asiatica (soprattutto
Filippine e Cina) .
Il nostro
Paese si conferma, dunque, come meta privilegiata di flussi provenienti dall’insieme dei paesi
c.d. a forte pressione migratoria (in via di sviluppo o ad economia pianificata
) che, nella terminologia adottata dall’ISTAT , comprende i Paesi dell’ Europa
Centro - orientale, dell’Africa, dell’Asia (ad eccezione di Israele e Giappone)
e dell’ America centro-meridionale .
Tra queste presenze, particolare rilievo assumono
per la loro intensità gli ingressi, seguiti solo in parte da soggiorni sia
temporanei che stabili, di “rifugiati socio economici” (che sfuggono cioè da
situazioni di sottosviluppo e crisi socio- economica) come gli albanesi e di “displaced persons” (persone che lasciano
i loro paesi devastati da conflitti e guerre civili), provenienti prima dalla
ex-Jugoslavia e, più recentemente dal Kurdistan e dal Kosovo.
Sembrerebbe, quindi, che anche in Italia si stia
gradualmente affermando il modello migratorio dei Paesi europei di più antica
immigrazione nei quali si assiste ad una
forte concentrazione degli stranieri in base al loro
paese di provenienza: basti citare il caso della Germania, Paese nel quale la
comunità turca, la più consistente in Europa, quella della ex-Jugoslavia e
quella italiana, rappresentano più della metà degli immigrati.
In qualche caso, il legame bilaterale tra paese di
origine e di destinazione dei flussi è ancora più selettivo, in particolare
quando trova le sue radici nel passato coloniale: tipico il caso dei cittadini
algerini che si sono insediati in modo pressoché esclusivo in Francia. Allo
stesso modo se, da un lato, in Italia cresce l’importanza di alcuni paesi come
luoghi di origine dei flussi migratori, dall’ altro, per questi stessi Paesi
l’Italia rappresenta una meta privilegiata, seppure tutt’altro che esclusiva.
Ad esempio per il Marocco il nostro paese
rappresenta il quarto in ordine di destinazione dopo Francia e Libia, e infine,
nel caso dell’ Albania, l’Italia rappresenta la terra di emigrazione principale
.